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História Prodigium: the queen of fire - Prologo


Escrita por: Soldierofmymind

Capítulo 1 - Prologo


Fanfic / Fanfiction Prodigium: the queen of fire - Prologo

Ecco. L'ennesimo giornale bugiardo; ormai non doveva neanche domandarsi se, anche quella volta, l'articolo fosse veritiero.
Come potevano esserlo? Ormai il Regno Americano Libero controllava la stampa, le informazioni che circolavano passavano sotto esame da chissà quale rappresentante del potere.

Jacopo Hawkins non la pensava così. Era un rigido paladino della libertà di stampa. Cercava solo di seguire gli insegnamenti lasciatoli dal padre, ormai sepolto sotto cumuli di terra: sulla sua testa pendette l'accusa di "patteggiamento con Ribelli".
Il giovane Jacopo spesso si era domandato se suo padre fosse stato un ribelle, tutte le volte si rispondeva che non era possibile.

Jeremia Hawkins era solo un giornalista indipendente: si occupava di far circolare le informazioni pure, seppur lavorate, ai poveri cittadini che morivano di fame, perivano sotto i colpi dei soldati. Era, se consideriamo tutto ciò, un ribelle. Ma non aveva nessun titolo, niente di niente, che facesse pensare ad una sua cospirazione coi Ribelli.

Perchè di loro bisogna aver paura. Avevano la fama d'esser ovunque, d'essere invisibili. E, per quanto non piacessero a nessuno, trasmettevano un solo messaggio. Vi libereremo. Ma, dopo quasi due secoli del grande Regno Americano Libero, non ci credeva più nessuno. Probabilmente era questa la causa di tutto. La speranza: le masse avevano perso quel granello, quel minuscolo granello che rende forti i deboli, coraggiosi i timidi. Oltre alla veridicità delle informazioni, ovviamente.

Questa volta il giornale illustrava, con una quantità indescrivibile di particolari, un attacco di Errori in un piccolo villaggio dell' Arkansas. La notizia era sicuramente gonfiata e montata. Anche se un vero attacco si fosse svolto, supponendo che ormai gli Errori erano la stragrande maggioranza dei poveri, di certo non era per uccidere.

Prese la sua penna, qualche foglio e cominciò a scrivere l'articolo dall'inizio.

Si procurava il mangiare così, e non era nemmeno un ribelle. Era piuttosto scomodo: si era rintanato in una cantina di Washington, lì, il tutto, odorava di muffa e di alcol. Lui non era neanche un bevitore, quindi il suo disgusto era crescente. Ecco cosa diavolo succedeva a farsi arrestare, a perdere la casa, a scoprire che la propria fidanzata fosse un prodigio della terra: si finiva a vivere in una cantina.

Riscrisse completamente l'articolo nel giro di un'ora. Doveva fare in fretta, se voleva consegnare l'articolo al suo editore.

Tim Scarrow non era il genere di persona in cui riporre la propria fiducia. Ma, quando si ha un articolo succulento e pure illegale, il vecchio Scarrow poteva addolcirsi e trovarti un posticino dove vivere in pace, lontano dalla polizia. Jacopo era giunto alla conclusione che Scarrow dovesse avere qualche contratto sia con la Polizia di Stato che con i Ribelli. Si alzò in piedi.

Con sua spiacevole sorpresa, i suoi pantaloni erano bucherellati sulle ginocchia, in alcuni parti erano pure strappati. La giacca non era da meno. Era di suo padre, quando faceva l'avvocato e aveva abbastanza soldi per permettersi una giacca decente, di pelle, il cui interno lasciava vedere pelliccia di coniglio. Era rovinata, ma per lo meno teneva caldo. Non sarebbe morto per l'inverno, chissà che magra consolazione.

Salì quelle cavolo di scale che, scricchiolanti, portavano al piano di sopra. Era una vecchia libreria: vi erano moltitudini di libri e di strani fascicoletti colorati che, per quanto avesse capito, si chiamavano fumetti. Non erano neppure brutti, solo leggermente logori. Aveva scoperto che risalivano al 2300, anno della Quinta Guerra Mondiale. Se i libri non mentivano, quella fu la guerra Papale: il papa di allora, Cristoforo XXI, aveva deciso che, pur di mantenere intatta la purezza del cristianesimo, di sterminare tutti i professanti di altre credenze. Lui nemmeno conosceva il cristianesimo. Non aveva mai visto una chiesa. Certo, sapeva cosa fosse la religione, ma non aveva mai pregato.
Non credeva che ci fosse Qualcuno o Qualcosa, lassù. In realtà, non credeva nemmeno che ci fosse un "lassù". E poi, onestamente, nel 5693 c'erano altri problemi.

Appunto per questo, Jacopo doveva fare molta attenzione con le sue scorrazzate in libreria: i soldati controllavano gli edifici abbandonati regolarmente, alle 16 e alle 19 nei giorni pari, alle 8 e a
mezzanotte in quelli dispari. Per fortuna, quel giorno era lunedì 17 gennaio, ed erano solo le 18.

Una volta uscito in strada, il giovane si guardò intorno per un po', accertandosi che la strada fosse deserta. Corse, con il passo silenzioso sviluppato negli anni, fino ad un vicolo scuro. Certo, la Dark
Washington non era esattamente un quartiere "alla bene", ma c'era di tutto: bastava prendere la Ventitreesima ed ecco il Bazar, straripante di congegni dalla fama di avverare i desideri; la viuzza successiva portava al mercato nero, estremamente comodo e conveniente se non si contava
l'elevatissimo tasso di criminalità; svoltando a destra, come indicato da un assortimento di cartelli pressoché infinito, si andava invece al bordello. Jacopo c'era stato qualche volta, spinto dalla disperazione, pur di poter passare la notte su un materasso vero e sotto un tetto vero.
Fuori, nei vicoli, la storia era diversa: chi viveva lì stava per perdere la casa, o per lasciarci la pelle.
I più piccoli erano macilenti, piccoli borseggiatori furbi e accaniti che, per lo più, non sembravano interessati a leggere o a ricevere un'istruzione, avevano altre priorità. Girava voce che sparissero bambini in quella zona, ogni anno all'inizio della primavera. Jacopo sperava che fossero semplicemente morti, e che non si fossero invece trasformati in armi: questo erano i Prodigi. Erano nati per costituire un esercito americano invincibile, che nemmeno le Forze Alleate delle Due Germanie avrebbero potuto sconfiggere.

Tornando al povero Jacopo, quella sera ebbe una sgradevole sorpresa che lo fece rabbrividire e gli diede un presentimento oscuro, un timore irrazionale che gli attanagliava le viscere. Si strinse i
fogli al petto, e pregò che la persona che gli veniva incontro portando una fiaccola fosse un agente di Polizia.

Perché sperava di essere trovato dalle forze dell'ordine? Perché i Ribelli lo spaventavano di più.

Jacopo strizzò gli occhi, e distinse nella luce tremante della fiaccola una ragazza minuta, forse più bassa di lui, dai capelli di fiamma e gli occhi di un bruno morbido, come la terra smossa. Lo avevano trovato.

-­ Sei tu il figlio di Hawkins? Il grassone mi aveva garantito la presenza del vecchio Hawkins alle dicciotto ed un quarto. Sei suo figlio? -

Il giovane chinò il capo. Morto o con i Ribelli, che aveva da perdere?
Annuì debolmente, in silenzio.

­ Cerco tuo padre. Dov'è? ­

Nella voce della sconosciuta, Jacopo distinse un tono di stizza e disprezzo, qualcosa che si avvicinava molto all'odio... o forse era solo l'accento francese.

­ -Mio padre è stato decapitato. -­ spiegò ­ Con l'accusa di essere... beh, uno di voi. Un Ribelle. Un'accusa falsa. - ­

-­ Sei un idiota. Non sei nemmeno suo figlio, non è così? ­ -

La ragazza stava per perdere la pazienza, e fece un gesto irato con la fiaccola. La luce permise a Jacopo di individuare, sulla sua giacca militare, una spilla che non somigliava a nulla che avesse
mai visto. Dunque la rossa era un soldato dei Ribelli. Tutto ciò che rimaneva da chiarire era se fosse del Nord o del Sud.

La sconosciuta tirò il fiato, e sembrò calmarsi un poco. Adocchiò i fogli fra le braccia di Jacopo, e inarcò un sopracciglio.

­ - Sei un giornalista, vero? ­-

-­ Sono un giornalista, e molto meglio di mio padre. Lo dicono tutti. ­- sibilò il giovane, astioso - ­ Ti basta? ­ -

­ - Allora non tutto è perduto. Benvenuto nelle milizie dei Ribelli del Nord, Hawkins. ­-



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